sabato 4 giugno 2011

64. Transiti

Si ha un transito ogniqualvolta un pianeta si interpone tra un osservatore ed il Sole.
Dalla Terra si possono osservare i transiti dei pianeti più interni Mercurio e Venere.

I transiti di Venere avvengono solo a giugno e a dicembre, mentre prima del 1631 essi avvenivano a maggio e novembre.
La periodicità segue un ciclo di   8   105,5   8   121,5   anni.

1518  1526  1631  1639  1761  1769  1874  1882  2004  2012  2117  2125  2247

Il 2012 sarà l'ultima occasione di osservare il transito di Venere in questo secolo.

Il transito di Mercurio avviene molto più frequentemente rispetto al transito di Venere, con circa 13 o 14 eventi per secolo, anche perché Mercurio è più vicino al Sole e orbita con maggiore velocità.

I transiti possono avvenire in maggio o novembre e mentre questi ultimi hanno periodi di 7, 13 o 33 anni, quelli di maggio avvengono solo ad intervalli di 13 o 33 anni. Gli ultimi tre transiti sono avvenuti nel 1999, 2003 e 2006; per i prossimi si dovrà attendere il 2016, 2019 e 2032.
Il transito simultaneo di Mercurio e di Venere è un evento estremamente raro: avverrà negli anni 69163 e 224508.

Nel sito Ulisse (della SISSA) Giuseppe Mussardo racconta l’avventura di Guillaume Joseph Hyacinthe Jean-Baptiste Le Gentil de la Galaisière, astronomo dell’Academie Royale des Sciences di Parigi:  
“Nato nel 1725, fino al 1760 la vita di Guillame Le Gentil era stata serena e felice: si era sposato, aveva avuto dei figli, Ma i guai cominciarono nel marzo del 1760, quando, salutati i figli e abbracciata la moglie, carico di telescopi, sestanti, quadranti, bussole e orologi, si imbarcò alla volta di Pondichery, città di dominio francese lungo la costa dell’India. Scopo del viaggio era osservare il transito di Venere – previsto per il 6 giugno 1761 — stando però dall’altra parte del mondo, proprio come suggerito da Edmund Halley. Il viaggio nell’Atlantico e nell’Oceano Indiano procedette senza molti intoppi ma lo attendeva però una grande sorpresa: una volta giunto all’Ile de Maurice, dove la nave fece scalo nel luglio del 1760, apprese, infatti, che Pondichery era assediata dagli inglesi e pertanto irraggiungibile. Seguirono mesi di grande incertezza: Le Gentil cercò inizialmente di cambiare i suoi piani, scegliendo l’isola di Rodrigues come nuovo punto d’osservazione, ma nel marzo del 1761 sposò infine l’idea del governatore dell’Ile de Maurice di imbarcarsi su una nave militare mandata in soccorso a Pondichery. Infatti, gli fu assicurato che, malgrado i venti contrari, sarebbe giunto in tempo sulle coste indiane per osservare il transito della sua amata Venere.
Non andò proprio così: dopo i primi giorni di navigazione, la nave fu spinta inesorabilmente verso le coste dell’Arabia e qui si apprese, inoltre, che Pondichery era capitolata. L’ordine fu allora quello di rientrare immediatamente all’Ile de Maurice, contro tutte le insistenze di Le Gentil di voler raggiungere comunque le coste indiane. Assistette così, impotente, al transito di Venere dal ponte della nave, gli occhi rivolti al cielo ma senza la possibilità di fare una misura di una qualche utilità astronomica. Come un amante premuroso, decise però di aspettare pazientemente il nuovo passaggio di quella dea così dispettosa.
In fondo si trattava solo di 8 anni...
Passò il tempo facendo osservazioni cartografiche e naturalistiche nell’Ile de Maurice e nel Madagascar, osservandone le piante, studiando tutti quegli animali così strani.
Nel maggio del 1766 decise infine di partire alla volta di Manila, nelle Filippine, un posto altrettanto buono, pensò, per osservare il transito di Venere. Ma una volta giunto a destinazione, capì subito che si era sbagliato: le condizioni climatiche non erano delle migliori e poi, a complicare le cose, ci si metteva pure il governatore di Manila, non proprio un amicone dei francesi.
Ripartì alla volta di Pondichery, ritornata nel frattempo sotto il controllo francese. La navigazione nei mari della Cina fu burrascosa, dovette fare pure scalo a Malacca, ma giunse infine nel marzo 1768 nella città indiana, in largo anticipo all’appuntamento con la sua Venere. L’accoglienza fu delle migliori: in attesa dell’incontro imparò la lingua locale e studiò l’astronomia indiana. Allestì con cura la stazione osservativa, ripulì amorevolmente i suoi telescopi, tarò i suoi orologi, calibrò tutti i suoi sestanti. Il tempo era splendido, le notti incantevoli. Ma il giorno tanto atteso, il 3 giugno 1769, ecco il più perfido dei dispetti, una nuvola – grande, grigia, carica di pioggia – stesa come un’enorme benda su tutto il cielo! Venere gli era sfuggita un’altra volta, questa volta per sempre...
Le Gentil impazzì per la disperazione, vagò per un anno tra i villaggi dell’India come in preda al delirio, non riusciva a capacitarsi della perfida crudeltà del suo destino. Non diede più notizie di se. In un momento di lucidità, decise finalmente di ritornare a casa: dopo un lungo viaggio in mare, sbarcò sulle coste spagnole e qui, a piedi, attraversò i Pirenei. Giunse infine a Parigi nel dicembre del 1771.
Le sorprese non erano però finite: creduto morto, il suo posto all’Accademia era stato assegnato ad un altro astronomo, la moglie si era risposata e tutti i suoi averi erano stati spartiti in varie eredità. Pirandello non avrebbe potuto pensare trama migliore del suo “Il fu Mattia Pascal”: dovette affrontare un processo per provare di essere di essere vivo, di essere Guillaume Joseph Hyacinthe Jean-Baptiste Le Gentil de la Galaisière, astronomo dell’Academie Royale des Sciences di Parigi. La moglie non tornò, ma lui ebbe indietro almeno parte dei suoi averi. Le donne sono crudeli, pensò, ma non esitò un attimo a dedicare a Hortense Lepaute, la giovane astronoma dell’Osservatoire, quel fiore sconosciuto e bellissimo portato dalle Indie:  l’ortensia. ”



1 commento:

  1. poooovero Le Gentil...
    Pagherei per avere un nome così figo :)
    E che ammirazione per quest'uomo che trascorre anni e anni ad anni di viaggio da casa, solo per misurare un fenomeno astronomico...

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