venerdì 14 ottobre 2011

82. I miserabili

Nel romanzo scritto nel 1862 da Victor HugoI miserabili”, Jean Valjean, per disperazione, si trova costretto a rubare un tozzo di pane e per questo crimine viene condannato ai lavori forzati, pena che viene allungata di ulteriori 14 anni a seguito di vari tentativi falliti di evasione. Viene infine liberato dal carcere a seguito di un'amnistia nei primi giorni del 1815, dopo 19 anni di reclusione.
Hugo narra le vicende di vari personaggi nella Parigi post Restaurazione, in un arco di tempo di circa 20 anni (dal 1815 al 1833, con alcune digressioni alle vicende della Rivoluzione francese, delle Guerre napoleoniche, con particolare riguardo alla battaglia di Waterloo).
Dopo molte peripezie, Valjean  si ritrova a Parigi sulle barricate mentre infuriano gli scontri della notte fra il 5 e 6 giugno 1832.
Il 2 giugno 1832, i funerali del giovane matematico repubblicano Evariste Galois, rimasto ucciso in duello, avevano acceso l'opposizione, i cui dirigenti attendevano i funerali del generale Lamarque, altro rappresentante del partito repubblicano, morto nella grande epidemia di colera che aveva imperversato in maggio, che dovevano tenersi il 5 giugno. Poiché si attendeva un ampio concorso di popolo, l'occasione di una rivolta, preparata segretamente dai circoli repubblicani, appariva propizia.
Il 5 giugno, il convoglio funebre che percorreva i grandi viali di Parigi diretto al ponte d'Austerlitz si trasformò in una manifestazione che degenerò in un conflitto con la truppa mandata a reprimere la temuta rivolta. Una parte della Guardia nazionale si unì ai manifestanti e i combattimenti si prolungarono fino a sera, quando polizia e Guardia Nazionale irruppero nelle barricate. Il 6 giugno fu dichiarato lo stato d'assedio: i combattimenti erano cessati ma l'ordinanza fu emessa egualmente per poter trasferire i processi contro gli insorti dai tribunali civili a quelli militari, molto più severi.
Luigi Filippo fu poi costretto a revocare l'ordinanza del 6 giugno, considerata dall'opposizione repubblicana un vero e proprio tentativo di colpo di Stato.
La travagliata storia di Jean Valjean si conclude l’anno successivo, mentre Luigi Filippo di Francia resterà in carica fino al 1848.

Il 31 maggio 1832 moriva Evariste Galois (1811-1832). Sulla sua vita e’ stato scritto molto e nell’immaginario collettivo rappresenta il prototipo del genio incompreso. Questa visione di un Galois solo contro tutto e contro tutti e’ stata diffusa soprattutto dal capitolo a lui dedicato nella monografia di E.T. BellMen of Mathematics”  la cui attendibilità storica e’ stata messa in discussione da Tony Rothman in un articolo dove con il ricorso alle fonti originali, ha ridimensionato gli aneddoti su Galois.
Morì durante un duello, combattuto per salvare l'onore di una donna che il giovane amava. Vi sono altre versioni che accusano la polizia segreta del Re della responsabilità del duello affermando che la motivazione dell'onore fu solo una copertura per nascondere un omicidio politico.
Quale sia la vera versione non è noto. È certo invece che Evariste fosse sicuro di morire durante quel duello, al punto che passò tutta la notte precedente a cercare di sistemare i suoi lavori matematici e in questi vi sono delle annotazioni in cui afferma che gli manca il tempo per un'esposizione più completa e chiara.
Il 30 maggio 1832 di prima mattina veniva colpito da un proiettile all'addome e il giorno seguente moriva (probabilmente di peritonite) all'ospedale di Cochin.

Le vicende di Galois matematico si intrecciano con il suo impegno politico.
Le tendenze liberali ereditate dai genitori si erano esasperate dopo la tragica morte del padre, sindaco di Bourg-la-Reine (periferia di Parigi), avvenuta per lo scandalo suscitato da alcuni poemetti oltraggiosi circolati sotto il suo nome, ma in realtà scritti da un sacerdote conservatore.
Inutile dire che il legame tra gesuiti e Borboni, unito alla parte che ebbe questa vicenda nel suicidio del padre di Galois, contribuirono ad alimentare il suo odio verso la monarchia.

La memoria di Galois sulla teoria delle equazioni fu proposta diverse volte per la pubblicazione, ma non venne mai pubblicata mentre lui era in vita.

Inizialmente il matematico fece pervenire la sua memoria a Cauchy. Questi la esaminò e gli disse di modificarla dato che coincideva in alcuni punti con un lavoro di Abel. Galois modificò la memoria e la inviò a Fourier verso l'inizio del 1830 per poter competere al Gran Premio indetto dall'Accademia. Sfortunatamente Fourier morì e della memoria si persero le tracce. Il premio fu assegnato ad Abel e a Jacobi. Nonostante la scomparsa dello scritto, Galois pubblicò quell'anno tre lavori dove gettò le basi della sua teoria.

Nel gennaio 1831, Galois inviò al matematico Poisson un breve riassunto dei suoi lavori. Nello stesso anno, mentre era in carcere, Galois ricevette la risposta di Poisson: questi rifiutava il lavoro, affermando che l'esposizione non era chiara ed era impossibile analizzarne con chiarezza la rigorosità, e lo invitava a lavorare per rendere il lavoro più rigoroso e comprensibile.
Si è molto discusso sull'importanza di quel lavoro e sul perché un matematico intelligente come Poisson non sia stato in grado di riconoscere il valore della memoria. Alcuni argomentano che Poisson riceveva moltissimi lavori da esaminare e probabilmente la difficoltà del manoscritto e la sua contorta esposizione lo hanno dissuaso da uno studio attento; bisogna tuttavia notare che altri matematici (come per esempio Cauchy), pur non comprendendo a pieno il lavoro di Galois, riconobbero in esso grandi potenzialità.
I contributi matematici di Galois furono alla fine pubblicati nel 1843 da Joseph Liouville che, ricevuto il manoscritto, lo lesse attentamente e lo sistemò per rendere l'esposizione più semplice. Liouville dichiarò che effettivamente Galois aveva risolto il problema proposto da Abel.

Per un approfondimento dei lavori di Galois si può vedere Wikipedia:


Dove si legge:

La nascita della teoria di Galois è stata motivata originariamente dalla seguente constatazione, nota con il nome di teorema di Abel-Ruffini.

"Non esiste nessuna formula per le radici di una generica equazione polinomiale di quinto grado (o superiore) in funzione dei coefficienti del polinomio, usando solo le normali operazioni algebriche (addizione, sottrazione, moltiplicazione, divisione) e l'applicazione di radicali (radici quadrate, radici cubiche, ecc.)"

La teoria di Galois rende chiaro ed evidente il perché sia possibile risolvere le equazioni di grado quattro o inferiore, specificando un criterio generale affinché una particolare equazione polinomiale di un qualsiasi grado abbia le soluzioni esprimibili mediante operazioni algebriche e radicali.
La teoria di Galois ha inoltre applicazioni in molti problemi di costruzione con riga e compasso in geometria.   Ad esempio:

"Quali poligoni regolari sono poligoni costruibili?"
"Perché non è possibile trisecare ogni angolo?"
"Perché non è possibile costruire un quadrato la cui area sia la stessa di un cerchio?"

In tutti i casi la costruzione deve essere svolta solo con una riga e un compasso.

È stato anche il primo ad utilizzare il termine gruppo in matematica per definire un insieme di possibili permutazioni di elementi, ed ha definito i gruppi che portano il suo nome:  i gruppi di Galois.

Oltre all’articolo di Tony Rothman si può leggere anche l’approfondito scritto di Leopold Infeld: “Tredici ore per l’immortalità





Mario Livio, L'equazione impossibile, Rizzoli, 2005
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